Lo scetticismo attorno alla Sindone di Torino — il lenzuolo di lino che riporterebbe l’immagine di un uomo crocifisso, ritenuto da molti Gesù Cristo — potrebbe essere nato ben prima di quanto finora documentato.
Secondo uno studio pubblicato il 28 agosto sul Journal of Medieval History, il filosofo francese Nicole Oresme avrebbe denunciato già intorno al 1370 l'autenticità della reliquia, definendola una fabbricazione della Chiesa per attirare offerte.
Queste affermazioni precedono di quasi vent’anni le celebri accuse del vescovo Pierre d’Arcis, che nel 1389 parlò esplicitamente di una falsificazione e sosteneva persino di aver incontrato l’artista autore dell'immagine impressa sul telo.
Nonostante la datazione al radiocarbonio collochi l’origine del lino tra il 1260 e il 1390, e numerose fonti storiche ne mettano in dubbio la provenienza, la Sindone continua a essere al centro di un acceso dibattito tra scienza, fede e tradizione.
Presentata per la prima volta al pubblico negli anni ’80 del XIV secolo, quando era in possesso del cavaliere Geoffroi de Charny, la reliquia fu subito oggetto di controversie: il vescovo di Troyes la bollò come un falso fin dalla sua prima esposizione.
Oggi, nonostante le indagini scientifiche abbiano prodotto risultati spesso contraddittori, la Sindone di Torino resta una delle reliquie religiose più studiate — e discusse — della storia.