Nei primi sette mesi del secondo mandato del presidente Donald Trump, l’agenzia Immigration and Customs Enforcement (ICE) ha deportato quasi 200.000 persone, mettendosi sulla strada per raggiungere il tasso annuo di rimpatri più alto degli ultimi dieci anni. Secondo quanto riportato dalla CNN, si tratta del numero più elevato di deportazioni dal 2014, durante la presidenza di Barack Obama, quando circa 316.000 persone furono allontanate dagli Stati Uniti.
Se si sommano le espulsioni effettuate da Customs and Border Protection, dalla Guardia Costiera e le cosiddette auto-deportazioni, l’amministrazione ha registrato quasi 350.000 rimpatri dal gennaio 2025. Nonostante l’aumento, l’ICE è ancora lontana dall’obiettivo dichiarato dalla Casa Bianca di un milione di deportazioni all’anno, con gli arresti interni ancora al di sotto delle previsioni.
L’amministrazione ha ampliato i poteri esecutivi in materia di immigrazione coinvolgendo più agenzie federali e sta preparando un aumento significativo dei finanziamenti per l’ICE, per un totale di quasi 75 miliardi di dollari entro il 2029.
Al di là delle opinioni ideologiche, quali sono le reali implicazioni economiche delle deportazioni di massa negli Stati Uniti? E quale potrebbe essere il loro impatto futuro?
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