Il 16 settembre, un giudice di New York ha archiviato le accuse di terrorismo contro Luigi Mangione, 27 anni, laureato in un’università della Ivy League e accusato dell’omicidio del CEO di UnitedHealthcare, Brian Thompson, avvenuto nel dicembre 2024.
Il giudice Gregory Carro ha stabilito che i pubblici ministeri non hanno fornito prove sufficienti per dimostrare che l’omicidio fosse stato compiuto con l’intento di “intimidire una popolazione civile”. Con questa decisione decadono le imputazioni più gravi a livello statale e, con esse, la possibilità di un ergastolo senza condizionale.
Mangione resta comunque incriminato per omicidio di secondo grado, reato che nello Stato di New York può comportare una pena da 15 anni fino all’ergastolo. Parallelamente, dovrà affrontare un processo federale, in cui i procuratori stanno cercando di ottenere la pena di morte.
Arrestato cinque giorni dopo il delitto, Mangione si è dichiarato non colpevole. I suoi legali sostengono che affrontare due processi – uno statale e uno federale – potrebbe costituire un caso di doppio processo per lo stesso crimine, ma il giudice Carro ha dichiarato che è prematuro pronunciarsi su questo aspetto. Le udienze preliminari del processo statale sono fissate per il 1° dicembre, pochi giorni prima che Mangione torni in aula per il procedimento federale.
Si tratta sicuramente di un caso dai contorni inquietanti, tra moventi oscuri, esecuzione meticolosa e una fuga pianificata nei minimi dettagli.
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