Amato per i suoi benefici antiossidanti, il matcha è diventato una bevanda di culto nel mondo del benessere. Ma secondo nuove ricerche riportate da Sky News, il tè verde in polvere nasconde un potenziale effetto collaterale: può interferire con l’assorbimento del ferro, soprattutto quello di origine vegetale.
Il responsabile? Le catechine, composti antiossidanti presenti nel matcha, che possono limitare la capacità dell’organismo di assimilare il ferro non-eme — la forma di ferro contenuta nei cibi di origine vegetale. Ciò mette particolarmente a rischio vegani, vegetariani, donne in gravidanza, chi ha cicli mestruali abbondanti e, più in generale, chi è già carente di ferro.
Una carenza di ferro può manifestarsi con sintomi come stanchezza cronica, capogiri, mal di testa, pelle pallida e persino palpitazioni cardiache. Il ferro è infatti essenziale per la produzione dell’emoglobina, la proteina nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno nel sangue. Senza abbastanza ferro, i muscoli e i tessuti non ricevono l’ossigeno necessario per funzionare correttamente, portando alla comparsa dell’anemia.
Consumare matcha non è pericoloso di per sé, ma è importante farlo con consapevolezza — soprattutto se segui una dieta priva di carne o se hai livelli di ferro già bassi.
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